Santa Maria di Leuca (14 km)

           SANTA MARIA DI LEUCA DE FINIBUS TERRAE

Santa Maria di Leuca ha una precisa origine del proprio nome. “Leuca” venne attribuito dagli antichi marinai greci che provenivano dall'oriente, perché vedevano questo posto illuminato dal sole e perciò leukos, che significa bianco. Il resto del nome trae origine secondo la tradizione dallo sbarco di S. Pietro dalla Palestina: da numerose testimonianze è emerso che proprio qui abbia incominciato il suo processo di evangelizzazione, cambiando anche il nome della cittadina e dedicandola alla Vergine. Il nome con cui spesso viene anche associata, “De finibus terrae”, nasce invece dai Romani.

Santa Maria di Leuca è un centro balneare e peschereccio che sorge nell'insenatura tra Punta Ristola e Punta Meliso, in una magica posizione dove da sempre si crede che  il Mare Adriatico e il Mar Ionio si incontrano. In realtà questa rimane una credenza e non c’è niente di più sbagliato, infatti da tutte le cartine nautiche e dagli accordi internazionali il Mar Jonio e il Mar Adriatico di incontrano ufficialmente a Punta Palascia nei Pressi di Otranto.

 

Perla dell'estremo lembo d’Italia, si adagia in un tratto di costa alternato da scogliere e piccole calette di sabbia. Le numerose grotte sono di grande interesse storico e naturalistico e i fondali marini sono un vero e proprio paradiso per il turismo subacqueo. Gli anfratti della costa sono quasi tutti raggiungibili in barca e i manufatti ritrovati hanno testimoniato la presenza umana fin dal Paleolitico.   Conta poi su un entroterra prodigo di storia e cultura, di paesaggi splendidi da ammirare, di sontuose e colorate ville ottocentesche che declinano verso il lungomare. Ville eclettiche di stampo moresco, liberty e pompeiano, che si affacciano sul mare e volute secondo una vocazione turistica nobiliare risalente agli inizi del XIX secolo.   Una scalinata di 184 gradini collega il Santuario di Santa Maria di Leuca (situato in posizione prominente sulla costa e da cui godere di bellissimi panorami) al sottostante porto facendo da cornice all’Acquedotto Puglieseche sfocia in mare. Lungo la scalinata una grande cascata d’acqua celebra proprio l’Acquedotto. La sua costruzione fu intrapresa nel 1906 ma, con lo scoppio della prima guerra mondiale, i lavoro dovettero fermarsi, così i cantieri si riaprirono diversi anni dopo e si giunse a Leuca soltanto nel 1939.. La Cascata monumentale dell’Acquedotto è lunga 120 metri e porta mille litri al secondo verso il mare. È stata eccezionalmente attivata diverse volte negli ultimi sessant’anni. Solitamente, però, resta chiusa, in favore di una cascata molto più piccola che è una sorta di fontana alla base della struttura, un “richiamo” dell’originale. La colonna dal capitello corinzio fu eretta nel 1694 ed indica il luogo in cui Pietro avrebbe cominciato la sua evangelizzazione dell’Europa, mentre una croce in pietra ricorda il pellegrinaggio giubilare del 1900. Il Santuario, pur essendo la versione attuale di base settecentesca, è stato in precedenza più volte distrutto dai turchi nei secoli precedenti e secondo la tradizione la versione originale era molto antica tanto da essere consacrata per la prima volta da Pietro in persona.  

                               LA STORIA DI LEUCA

Santa-Maria-Di-Leuca-panorama

                                            Foto di Franco Mantegani  

Leuca nacque probabilmente come scalo nel traffico marittimo tra oriente e mediterraneo occidentale già in epoca antecedente ai Romani e ai Greci, forse con i Messapi. Da scavi effettuati sulla sommità del promontorio è infatti emerso che l’area di Santa Maria di Leuca è stata abitata fin dall’età del bronzo. Gli stessi anfratti marini lungo la costa di Leuca hanno restituito manufatti del Paleolitico Superiore e del Neolitico, come ossa lavorate e frammenti di grossolana terracotta. Molto tempo dopo del resto, durante il Medioevo, le grotte divennero rifugio anche di monaci basiliani, come testimoniato da iscrizioni in greco e latino e da croci incise nella roccia.
Nel Cinquecento Andrea Gonzaga, da Alessano, fece costruire una torre per scongiurare l’attacco dei turchi e dei pirati, conosciuta come “torre vecchia” e poi ribattezzata come “torre degli uomini morti”. I predoni turchi infatti, nonostante le opere di difesa di Leuca, riuscivano sempre a terrorizzare la popolazione costringendola ad abbandonare le proprie case e anche le chiese. Per questo il Capo rimase in seguito a lungo disabitato e soltanto nel 1873 iniziò il recupero della zona con la costruzione del faro.
 
Man mano, le premesse per una sistemazione stabile crescevano, le abitazioni si moltiplicavano e si creavano anche le industrie, soprattutto quelle per la seta. La coltivazione della terra portò i suoi frutti facendo crescere il mercato dell’olio e del vino. Anche il mare ebbe la sua importanza per lo sviluppo di Leuca soprattutto nel periodo anteguerra, con il porto che offriva riparo e opportunità a numerose imbarcazioni di pescatori.
 
L’impulso turistico fu precoce e già durante l’Ottocento fu alimentato dal desiderio dei nobili di disporre di abitazioni in riva al mare, motivo per cui sorgono ancora oggi a Leuca numerose ville in stile liberty che oggi sono fiore all’occhiello del paese. Molte di esse sono cadute in disuso o distrutte, ma almeno una dozzina si mantengono ben conservate, anche se molte hanno perso la loro fisionomia originaria. La natura prevalentemente rocciosa della costa non ha incentivato il turismo di massa in loco, ma in ogni caso resta un polo turistico tra i più visitati del Salento, anche grazie al settecentesco Santuario “De finibus Terrae” (la cui presenza della prima costruzione risale in realtà all’inizio della cristianità) e alla presenza del Monumento all’Acquedotto. Proprio “De finibus terrae” è l’altro nome con cui si è soliti indicare la zona di Leuca, essendo nei fatti l’area d’Italia più a sud in questa porzione di territorio.
 
Anche il Cristianesimo stesso rivela una grande importanza per la storia di Leuca. Il nome di “Santa Maria di Leuca”, infatti, secondo la tradizione fu voluto nientemeno che da Pietro in persona, sbarcato qui per cominciare la sua opera di evangelizzazione e a seguito di questo episodio sarebbe stato costruito il primo santuario al posto di un tempio pagano.  

                                     IL SANTUARIO

Il santuario Finis Terrae nasce su un antico tempio dedicato alla dea Minerva. Una leggenda narra che questo santuario, distrutto e ricostruito più volte fino al settecentesco edificio attuale, porta per il paradiso e consacrato dallo stesso S. Pietro.

All'interno si trova un  frammento originale del dipinto della Madonna e del Bambino che fu bruciato dalle escursioni dei pirati algerini e che adesso, rielaborato e completato, è posto sulla parete ovest del transetto.

La Chiesa è ad un'unica navata e a croce latina con l' altare maggiore dove vi è collocata l' immagine della Vergine. Vi sono anche altri sei altari dedicati a S. Francesco di Paola, S. Giovanni Labre, alla Sacra Famiglia, all' Annunziata, a S. Pietro e S.Givanni Nepomuceno. Alla fine della navata c'è un pulpito in pietra con un pannello dove compare lo stemma del vescovo Giannelli e la rappresentazione di una scena del crollo del tempio mentre appariva S. Pietro.

Nel 1689 i pirati, durante l' ennesima incursione, portarono via anche la campana e la colonna con la statua della Madonna che si trovava vicino la Chiesa. Tra il 1718-43, Giovanni Giannelli, vescovo di Alessano, volle costruire delle torri e ponti levatoi per difendere la Chiesa dagli attacchi dei pirati ma l' impresa non fu facile visto che la zona si trovava su un promontorio brullo che poteva essere raggiunto solo da una stradina sconnessa e ripida.

Nel 1743 il vescovo morì e espresse il desiderio di essere sepolto proprio in quella Chiesa, sotto l' altare della Madonna, dove poi è stata eretta una lapide commemorativa.

Le radici della devozione alla Madonna di Leuca sono antiche e non conoscono limiti, infatti sono stati trovati i registri di pellegrinaggi dalla Polonia, dal Belgio e dalla Francia.Anche i cavalieri crociati pregavano vicino la Madonna prima di imbarcarsi per la Terrasanta. 

Nel 1456 invocò l' intercessione della Madre, Alfonso il Magnanimo quando un terremoto colpì il Regno di Napoli e quando il pericolo era cessato guidò un pellegrinaggio di trecento bambini che da Brindisi li conduceva a Leuca.

Il passaggio dal passato culto pagano al cristianesimo è testimoniato da una scritta posta all'ingresso del santuario. Secondo la leggenda popolare la visita al santuario è il primo passo per accedere al Paradiso.

Antistante il santuario, un alta colonna con un capitello corinzio e  con in cima una croce in pietra, rievoca il pellegrinaggio giubilare del 1900 e il passaggio di San Pietro.

 

                                              IL FARO

 

 

La torre ottagonale del Faro di Santa Maria di Leuca ha preso il posto di quella anticorsara di Filippo II, bianca e snella si erge a pochi passi dal santuario.
La lanterna è dotata di 16 lenti , 10oscurate e 6 libere che proiettano un fascio di luce a 50 Km di distanza.
Si trova a 47 metri dal suolo e a 102 dal livella del mare. Il faro è in funzione dal 1866. Si può salire sul terrazzo circolare attraverso una scala a chiocciola composta da 254 gradini e vedere il meraviglioso panorama sui due mari, addirittura si possono osservare, ad oriente, i monti dell'Albania, ad occidente i monti della Calabria e, a mezzogiorno, l'isola di Corfù.
  
                                                      IL PORTO

Il porto di Santa Maria di Leuca si estende a Sud-Ovest del faro, tra Punta Meliso e Punta Ristola e offre riparo dal pericoloso vento di scirocco e dalle burrasche che provengono dal Sud. E' costituito da una diga foranea di sopraflutto a tre bracci e da un molo di sottoflutto posto a circa 650 m dalla radice della diga foranea. I fondali variano da 3 a 7 metri, recentemente attrezzato con moli galleggianti per creare un moderno porto turistico. Il porto presenta una banchina destinata alla pesca di 480 metri  con 150 punti di attracco, illuminate con fari. Ospita 31 imbarcazioni da pesca. In direzione sud, ad un miglio circa dalla costa, si trova la celebre secca del Paseddhu o Banco della Scala, una secca rocciosa molto estesa che è ricoperta da spugne, organismi marini e nelle vicinanze si possono trovare molti pesci.    


LE VILLE

La posizione geografica di Santa Maria di Leuca ha favorito il contatto con diverse popolazioni mediterranee, sviluppando una cultura ricchissima che si rispecchia nelle splendide ville. La prima risale al 1874, quando Giuseppe Ruggeri costruì questa elegante dimora chiamata Meridiana grazie all' orologio solare posto sulla facciata. Un' altra raffinatissima struttura è la Villa Episcopo,sovrastata da due torrette dotate di cornicioni sporgenti che richiamano lo stile delle pagode cinesi. Con colonne doriche e di gusto classico è invece Villa Fuortes chiamata anche Villa dei Misteri perché, essendo stata abbandonata per molti anni, si crearono delle leggende che dicevano che fosse abitata dai fantasmi. Villa Colosso invece rappresenta la più semplice delle forme, con un elegante balaustra centrale. Con torrione quadrato e merlatura a coda di rondine invece la Villa Pia quella Mellacqua invece presenta dei pinnacoli di forma conica sui quattro angoli. Uno splendido ma effimero eclettico architettonico di quest' estrema punta d'Italia.  

LE GROTTE

Grotta delle tre porte Leuca

  La costa di Santa Maria di Leuca presenta una caratterizzazione diversa a seconda del lato da cui la si guardi: quella sull’Adriatico (costa di Levante) si presenta alta e frastagliata, quella dello Ionio (costa di Ponente) è invece più bassa e omogenea. Entrambi i lati, però, sono ricchi di suggestive cavità.   La Costa di Levante oltre ad essere alta e rocciosa offre numerose e suggestive grotte scavate nei secoli dalle mareggiate. Tra le prime possiamo citare la Grotta delle Cazzafre, continuando poi con numerose altre di varia importanza ed entità: quella del Pozzo, Lu Vangare, Le Mannute, Montelungo, Grotta del Brigante, e molte altre per finire con l’insenatura del Ciolo, già nel territorio di Gagliano del Capo, che deve il suo nome al termine dialettale “giolo” o “giole”, vale a dire un tipo di uccello che ancora oggi vive qui, sebbene un tempo fosse molto più presente.   Altre grotte importanti, comunque non mancano nemmeno altrove. Appena usciti dalla città, sulla litoranea che porta a Gallipoli (lungo il versante ionico di Punta Ristola e poco oltre la cinquecentesca Torre dell’Uomo Morto) una segnalazione indica la discesa alla Grotta Porcinara, già frequentata fin dall’VIII secolo a.C. fino al II secolo a.C., prima come santuario messapico, poi come luogo di culto romano. L' ingresso principale  è lungo 16 metri e  immette in un vestibolo che porta in un atrio dove si trovano due aperture che si affacciano direttamente al mare. È così chiamata per le grandi porte di accesso, è profonda circa 30 metri ed alta 15 metri. Nella vicina Grotta del Diavolo, così chiamata a causa dei cupi rimbombii che si possono ascoltare, sono stati trovati dei reperti che confermano come anche questa caverna profonda circa 30 metri fosse un’importante stazione paleolitica che era considerata nella preistoria un luogo sacro. Sono stati infatti portati alla luce resti di insediamenti umani dell’età della pietra e inoltre presenta diverse iscrizioni greche e latine che riportano nomi di navi e marinai, nonché numerosi croci scolpite tra il III ed il I secolo a.C. In tempi moderni, già nel 1871 fu esplorata dal Botti che la suddivise in tre parti principali.    Importanti testimonianze del Paleolitico sono state rinvenute proseguendo sempre sulla costa di Ponente nella Grotta dei Giganti e nella Grotta del Bambino, la prima così chiamata per il ritrovamento di denti e ossa di pachidermi, oltre che di cinque monete di bronzo di Costantino VII, frammenti di ceramica bizantina e vetri, la seconda perché ha restituito un molare appartenuto a un bambino di circa dieci anni. Molto suggestiva la Grotta delle Tre Porte, cui si accede dalla Grotta del Bambino, che si presenta con tre accessi dal mare come se fossero le porte di un’altra dimensione. La Grotta del Presepe presenta alcune stalattiti che richiamano la Natività di Gesù e per questo viene così chiamata. Nella Grotta Cipollina, invece, sono stati ritrovati utensili che risalgono alla preistoria.   Altre grotti rilevanti sono la Grotta del Fiume, la Grotta degli Innamorati e quella della Stalla. Dopo aver passato due insenature ci si trova infine nei pressi della Grotta del Drago, così chiamata per la presenza di uno scoglio che ricorda in tutto e per tutto la testa di un drago. Nelle immagini proponiamo alcune di queste grotte in suggestivi scatti, passate il puntatore sull'immagine per scoprire di quale grotta si tratta.  

Comuni Vicini a Santa Maria Di Leuca
Patù 1,16 Km., Castrignano del Capo 1,71 Km., Morciano di Leuca 2,19 Km., Gagliano del Capo 3,72 Km., Salve 4,12 Km., Torre Vado 4,33 Km., Alessano 6,24 Km., Corsano 6,97 Km., Tiggiano 8,35 Km., Presicce 9,25 Km., Marina Serra 10,38 Km., Acquarica del Capo 10,69 Km., Tricase 11,15 Km., Specchia 12,24 Km., Lido Marini 12,54 Km., Torre Mozza 14,21 Km., Miggiano 14,51 Km. 

Ufficio turistico di Santa Maria di Leuca

+39 0833-758161
Lungomare Cristoforo Colombo, 53
www.prolocoleuca.it

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